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Berlusconi: «Rockpolitik e' l'ennesimo attacco contro di me»
 

Il presidente del Consiglio Berlusconi ha affidato le sue considerazione su Rockpolitik a Bruno Vespa, che le ha inserite nel libro "Vincitori e vinti. Le stagioni dell'odio dalle leggi razziali a Prodi e Berlusconi" che uscirà a novembre, edito da Mondadori e del quale oggi è stata diffusa un'anticipazione. Rileva il premier: "Quello di Celentano è soltanto l'ultimo episodio di un sistema della comunicazione, televisione ma anche stampa, che dal 2001 ha sistematicamente attaccato l'operato del governo e il presidente del Consiglio"- "Non c'era bisogno di Adriano Celentano per avere ventate di libertà in televisione. Basta guardare ogni giorno i canali Rai per vedere battute contro il presidente del Consiglio da parte di Serena Dandini e Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi ed Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente. Oltre, è ovvio, a Rockpolitik". Alle considerazioni del premier ribatte Romano Prodi: "Ricominciano le liste di proscrizione come l'altra volta. Al di là di queste parole che mi sembrano suonare ridicole, è l'unico imprenditore che si lamenta della sua azienda ma fa sempre più soldi". E Renzo Lusetti, vicepresidente dei parlamentari della Margherita sottolinea:
"E' preoccupante l'aggiornamento da parte di Berlusconi dell'editto bulgaro che portò alla estromissione dalla RAI di Enzo Biagi e Michele Santoro. Prendersela con Celentano, non è altro che il solito modo del premier di ribaltare la realta', occultando il suo gigantesco conflitto di interessi e attaccando chi fa una televisione libera, priva di condizionamenti e premiata dagli ascolti"- "Sono giorni ormai in cui tra la destra è tornata la tentazione di toccare la 'par condicio'. Tema su cui la maggioranza troverà una opposizione ferma, determinata, compatta su una questione che riguarda le regole del gioco democratico e la parita' di accesso ai mezzi di informazione. Le grottesche accuse rivolte a Rockpolitik come agli altri citati nella lista nera del premier sono il segno - conclude Lusetti - della verticale distanza di Berlusconi dal Paese, della sua paura in vista delle elezioni e del modo proprietario di disporre dei media".

23 ottobre 2005