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 Paolo Conte

Parole e canzoni

a cura di Vincenzo Mollica - Contributi di Andrea Camilleri e Nicola Piovani

Edizione Einaudi

Pagine 138

Prezzo Euro 20,00 


Un video inedito con le canzoni e le parole del Conte piú intimo che racconta la propria inconfondibile arte musicale. Un libro con un'antologia di testi commentati dall'autore e altri scritti.

 da www.einaudi.it
 Il libro. Si sbagliava da professionisti è un'antologia personale dei testi delle canzoni di Paolo Conte, uniti a un commento in cui l'autore spazia tra geografia, memoria, metrica e sonorità alla ricerca delle radici della propria ispirazione. Con molti scritti inediti, tra cui un poema scherzoso e la lectio doctoralis tenuta in occasione del conferimento della laurea in Lettere moderne honoris causa. «Vincenzo Cerami, Roberto Benigni, Milo Manara, Guido Crepax, Altan, Sergio Staino, Hugo Pratt completano - come scrive Mollica nella nota iniziale - questo ritratto imperfetto, volutamente imperfetto, l'unico possibile per sua maestà Paolo Conte».
A cura di Vincenzo Mollica e Valentina Pattavina.
Il video. Curato da Vincenzo Mollica, prodotto da Renzo Fantini, è una lunga intervista dove Paolo Conte racconta la sua arte, cui fanno da contrappunto alcuni suoi classici: Happy feet, Come di, Max, Sotto le stelle del jazz, Via con me, Gelato al limon, Gli impermeabili, Diavolo rosso.
 
Paolo Conte è nato ad Asti nel 1937. La sua ultima opera, Razmataz (2000), segna il compimento di un progetto trentennale nato dalle due grandi passioni contiane: musica e pittura. Nel 2001 ha ricevuto il premio Montale per la sezione Versi per musica. Questo è il suo primo libro.
 

Nel caso di Paolo Conte le parole scaturite dalla musica hanno contemporaneamente una totale autonomia poetica e una totale intrinsecità con la musica stessa. Le parole sono figlie della musica, portate nel ventre della musica, il loro Dna è lo stesso.

Andrea Camilleri

 

Dall'Intervista a Paolo Conte di Vincenzo Mollica

CONTE. Ho usato ricordi di provincia, modi di pensare della provincia - come credo abbiano fatto altri artisti - perché la provincia ti dà una visione dei personaggi più dettagliata: sono più in passerella, i personaggi, li vedi meglio, puoi raccontarli meglio. La provincia ha anche i suoi ritmi, le sue difficoltà ad affrontare la lingua ufficiale: la lingua del provinciale è una lingua imbastardita dai dialetti, però i dialetti qualche cosa ti possono dare, imbarazzandoti, mettendoti sotto il torchio quando devi parlare in italiano, facendoti magari reagire. La provincia in fondo è la tua culla, quindi la conosci anche un po' meglio di certe altre cose; c'è anche una certa tenerezza ogni tanto se ci torni col pensiero, specialmente nel paesaggio. Mi picco un po' di essere uno dei pochi scrittori di paesaggio. Il paesaggio viene affrontato di rado nelle canzoni, ed è chiaro che io racconto quel paesaggio che conosco meglio, di cui conosco i segreti.

MOLLICA. Il mare in questo paesaggio è qualche cosa di sognato…

CONTE. Sì. Il mio è un paesaggio di entroterra. Però non è lontano dal mare. Il mare tante volte lo percepisci. Dalle nostre parti ci sono certe sere di primavera in cui arriva il vento di mare, e te ne accorgi, ed è una sensazione molto fine, segreta, ma meravigliosa. Sai che lo puoi raggiungere: con una buona automobile ci vai in mezz'ora. Con un'Aurelia B24 ci saresti andato anche in venticinque minuti…

MOLLICA. L'Aurelia B24 era una macchina che amavi molto… Ma che aveva, questa macchina?

CONTE. Aveva degli occhi languidi, come certe donne di un certo cinema. Era un'Alida Valli vista da Pininfarina.