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VERNISSAGE DELLA MOSTRA DI PABLO CARNEVALE
"ELEGIE DI BIERVILLE"
 
Domenica 13 aprile alle ore 18.00, presso il circolo sociale "Rua Sao Joao" di Lamezia Terme, nell'ambito della rassegna "L'inverno nello stagno", apre la mostra di dipinti e sculture di Pablo Carnevale "Elegie di Bierville". La mostra chiuderà il 23 aprile 2003 ed è visitabile tutti i giorni dalle 18.00 fino a... tarda notte!
Per informazioni contattare il Laboratorio del Sileno, sileno@i2000net.it
 
 
 

Il titolo della mostra di Pablo Carnevale, Elegie di Bierville, rimanda esplicitamente all’opera poetica di Carles Riba, erudito viaggiatore esiliato dalla Spagna dei colonnelli. Si direbbe, però, che le tele di Pablo siano più fortemente evocative delle tappe greche di Riba che non i barocchi moduli poetici ai quali il poeta affida “l’umbratile riva melmosa dei ricordi dormienti”. La nudità dei paesaggi greci, anche quelli più abbaglianti di marmo, come la collina di Capo Sunion; la trasparente provocatorietà dei colori delle spiagge e della natura marina; infine, i simboli (oserei dire “gli archetipi”) che la mitologia greca contiene e trasmette, si specchiano nelle tele, attraverso le immagini delle spiagge dai cieli ardenti e improbabili, attraverso figure senza volto, lontane dai surreali manichini di De Chirico, qui specchio dell’annullamento del sé di fronte a una natura più forte e più potente della volontà umana.

Nei lavori di Pablo non ritroviamo l’ingenuo trionfalismo di Riba. Il Minotauro riverso sul pavimento di un labirinto appena accennato è lo spettro deforme del diverso attraverso gli occhi del vincente; ed è anche il dramma dell’uomo di oggi, colto e rassegnato, ambizioso e impotente, meschino e disperato per una vita senza guerre, senza vittorie, senza sconfitte.

Ulisse dorme, mentre la trireme dagli occhioni apotropaici lo riconduce a Itaca. Il breve estraniarsi dell’Ulisse di Pablo, che lo fa sembrare morto, è forse il silenzioso recupero della coscienza, un abbandono meditativo, una reazione purgata dalla continua impellente ricerca del tempo dell’azione.

“Svegliandosi un mattino sulla spiaggia di Itaca, Ulisse avrebbe potuto ascoltare in estasi la musica del Grande Ritorno se il vecchio ulivo fosse stato abbattuto e se nulla intorno a lui fosse stato riconoscibile?”: affidiamo alle parole di Milan Kundera, il cantore dello straniero e dello straniamento, il dubbio che aleggia attorno all’immaginario di Pablo. Perché non è detto che dai suoi cieli come cortine impenetrabili non possa ancora filtrare un raggio di luna.

Giorgia Gargano