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Achille piè veloce

di Stefano Benni

Edizione Giangiacomo Feltrinelli - Collana I narratori

Pagine 256

Prezzo: Euro 14,5

 

 
La grande storia "omerica" di Achille, di Ulisse e di Pilar-Penelope. Uno Stefano Benni che commuove. Uno Stefano Benni che scommette più forte sulla scrittura come "avventura" necessaria dell’immaginazione contro l’odiosa e funesta immobilità del mondo
 
Il libro

Ulisse è un giovane scrittore in crisi creativa (un tempo ha scritto un libro ma si è fermato lì), lavora in una casa editrice sull’orlo del collasso ed è innamorato di Pilar-Penelope, una bellissima immigrata senza permesso di soggiorno (ma non rinuncia alla sua inveterata poligamia). Un giorno arriva via e-mail un messaggio: "Se lei riuscisse a concepire nella sua testa una qualsiasi definizione di normalità in nessun modo io rientrerei nella sua definizione". Ulisse si reca all’appuntamento con Achille ("lei ha un nome omerico come me", diceva il messaggio) che è malato e gli apre un mondo inatteso di assurdità, vitalità e dolore. L’alleanza fra Ulisse e Achille è una risorsa nuova, inaspettata. A vantaggio di chi? Di cosa? Che prezzo deve pagare Pilar per la sua libertà? E Ulisse per la sua dignità? E soprattutto Achille per la sua vita? Gli eventi scivolano rapinosi verso una chiusa inattesa, fra commozione, rabbia e ilarità.

 
L'autore

Stefano Benni è nato a Bologna nel 1947. Giornalista, scrittore e poeta, collabora con numerose testate. Ha diretto per Feltrinelli la collana “Ossigeno”. Ha curato la regia e la sceneggiatura del film Musica per vecchi animali (1989), scrive per il teatro e ha allestito col musicista Paolo Damiani uno spettacolo di poesia e jazz, Sconcerto (1998). È ideatore della Pluriversità dell'Immaginazione. Dal 1999 cura la consulenza artistica del festival internazionale del jazz “Rumori mediterranei” che si svolge ogni anno a Roccella Jonica. È autore di numerosi romanzi di successo.


 
Alcune pagine
 

Per la precisione: l'uomo non così anziano era a metà tra i trenta e i quaranta, sottobraccio non portava libri ma dattiloscritti, anzi scrittodattili, come lui li definiva, dato che scrivere è ormai operazione da dinosauri, e prendeva quell'autobus quasi tutte le mattine. L'uomo si chiamava Ulisse, Lello per gli amici, l'autobus si chiamava Tredici e non risulta avesse amici, tutt'al più utenti abituali. Per ancora maggiore precisione: la signora col gatto aveva effettivamente due anni più di Ulisse, gli scrittodattili erano di aspiranti scrittori in quanto Ulisse faceva il lettore per una casa editrice di nome Forge, il gatto si chiamava Paradis ed era un tigrato rosso intero.

- E chi se ne frega? - disse la ragazzina con le trecce.

Non riferendosi con ciò alle sopradette precisazioni, ma probabilmente a una notizia o avvertimento o rimbrotto appena ricevuto via cellulare da genitore comunicante.

- I giovani i giovani - disse l'uomo col miniombrello che non si apriva, cercando con lo sguardo l'approvazione di Ulisse. Ma nulla ottenne.

- Tutti parlano dei giovani, ma cazzo, a noi chi ci fa parlare? - strepitò una vocetta in qualche angolo del bus.

- Parlate anche troppo - rispose un'altra vocetta.

Ulisse pensò che era pericoloso voltarsi per assistere a quel litigio semovente, ma qualcuno gli toccò fastidiosamente il collo, e fu costretto a farlo. Notò con stupore che dietro a lui, o almeno nel metro di bus limitrofo, non c'era nessuno. Però qualcosa dondolava proprio davanti al suo naso, sfiorandogli una tempia.

 
Fece un gesto per scacciare l'insetto, o la piuma, o il quel che fosse. E si accorse con meraviglia che vicino al suo occhio destro oscillava una microscopica scarpa da ginnastica, appartenente alla gambetta miniaturizzata di un minuscolo giovanotto appollaiato sulla sua spalla. Mentre dalla sua tasca sporgeva la testolina di un anziano signore occhialuto, che puntando verso l'alto un ombrello non più grande di uno stuzzicadenti, protestava:

- Voi giovani parlate anche troppo, e non sapete neanche di cosa!

Il microgiovanotto scrollò le spalle sulla spalla di Ulisse e ruttò con vigore di criceto. Quindi si sporse dalla clavicola, mostrando una copocchia infradiciata di gel, ed esibì un gestaccio all'indirizzo del microsignore nella tasca. Così Ulisse si rese conto che le voci litigiose erano di due creature diciamo così suoi condomini, o parassiti, o simbionti. Si volse intorno per vedere se qualcuno sull'autobus si era accorto di niente. Poi afferrò il minigiovanotto e cercò di nasconderlo in tasca.

- Piano, cazzo - protestò quello.

- Lo tenga lontano e non me lo avvicini - disse il vecchiolino, circa ottant'anni e otto centimetri. - Già è insultante che le nostre opere siano a contatto nella sua borsa.

- Opere? - disse a voce alta Ulisse, quasi senza accorgersene
- Non faccia il finto tonto - disse il vecchio, aggrappandosi a un bottone - io sono il professor Virgilio Colantuono, quello dello scrittodattilo più grosso, dentro l'elegante carpetta azzurra.

- Sì, cinquecentoquaranta pagine, mi pesa addosso da stamattina - disse il minigiovanotto -. Io invece sono quello dello scrittodattilo con la copertina fatta al computer, Paolo Petrotto, autore di Perial Killer, il giallo tripla X che non vi farà dormire.

Ulisse si mise a sedere, contro ogni sua abitudine, e controllò il pacco degli scrittodattili. In effetti il primo era un ponderoso raccoglitore azzurro, recante il titolo Memorie dalla cattedra, di Virgilio Colantuono, sottotitolo, Diario di un'integrità. E sotto, illustrato da un disegno sanguinolento che poteva essere un teschio scarnificato o un cotechino infelice, c'era lo scartafaccio di Perial Killer XXX.

- Allora voi siete... - balbettò Ulisse.

- Non faccia finta di non conoscerci, la vostra casa editrice sbandiera e spergiura: "Vi leggeremo tutti e a tutti risponderemo" - protestò il Petrotto - e allora mi ha letto o no?

- No, prima deve leggere me - disse il professore, agitando il parapioggia, o altresì paragoccia.

Ulisse barcollò per una frenata e per la confusione mentale.

- Sì, vi ho letto stanotte - balbettò - o almeno ho iniziato a leggervi, ma non capisco...
- Non capisce? - stridette il giovane giallista, scendendo giù per la manica. - Ma cosa c'è da capire? La mia è una storia di tutti i giorni. Un serial killer uccide dodici persone drogandole con pere di eroina e poi sezionandole lentamente con un seghetto da traforo, poi le stupra, le dipinge di bianco e nero, e lascia vicino al cadavere una traccia, una frase criptica. L'investigatore Eastman scopre che sono frasi legate ai risultati del campionato di calcio della settimana e...

- Storia grandguignolesca e trita - disse il professor Virgilio - la mia invece è una densa ma scorrevole autobiografia che illustra cinquant'anni di insegnamento in un paese del Sud dimenticato da tutti, anche dalla mafia. Ogni giorno con minuzia io riporto gli eventi, gli aneddoti, i voti, le notazioni...
Non finì la frase. Da uno scrittodattilo dentro una busta imbottita uscì una signora alta otto centimetri e mezzo, e tappò la bocca del professore con un francobollo.

- Una casa editrice come la sua dovrebbe curare la qualità - disse ammonendo Ulisse col ditino - non affidarsi a giallacci di moda o a diari senescenti. Io ho scritto un libro che fa riferimento alle voci più alte della letteratura, le basti guardare le citazioni iniziali, ben dodici... ha letto Senza cipria?

- Leggerò tutto - dissulisse con un filo di voce - risponderò a tutti.

- Sarà meglio - disse un mini Tarzan più largo che lungo, audacemente seduto sulla gabbietta del gatto - io sono quello di Rambaud, poema cultural-culturista. Basta coi poeti emaciati! Mi sono allenato anni e anni in palestra per scrivere questo libro..

- Io le ho mandato le poesie Ubriache Moire - disse qualcuno, arrampicandosi sulla schiena di Ulisse - hanno già vinto una decina di premi e sono piaciute a...

- Uno alla volta - disse Ulisse e si portò le mani ai pantaloni che qualcuno gli stava sbottonando.

- Non so quanti anni lei abbia, e quale esperienza del mondo - sussurrò una fatina rotondetta, dalla chioma biondo Barbie, appesa a un punto delicatissimo dell'anatomia di Ulisse - ma le assicuro che Diario orale è tutto vero. Più di trecento pompini a uomini diversi, tra cui numerosi vip, e per ognuno una fulminante paginetta che illustra tecniche, reazioni, imprevisti e aneddoti. E i disegni li ha guardati? Li ha fatti mia figlia.

- Credevo fosse una casa editrice seria - esclamò un decimetro di colonnello - e io che vi ho mandato Non c'è posto, il libro che spiega perché l'Occidente deve distruggere i cinesi entro il 2010.

- Le interessa la storia di un uomo che una mattina si sveglia trasformato in uno scarafaggio? - disse una vocina dal fondo della busta.

- Signor Kafka, almeno lei non scherzi - sospirò Ulisse.

- E lei non metta il mio libro in mezzo a quegli scrittodattili.